Tre nuovi appuntamenti al Teatro Carcano di Milano per la Fondazione De Marchi.
- LUNEDI 28 SETTEMBRE ore 21.00
- LUNEDI 21 DICEMBRE ore 21.00
- MARTEDI 22 DICEMBRE ore 21.00
Andrà in scena Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello
L’opera con la regia di Enzo Rapisarda è portata in scena dalla Nuova Compagnia Teatrale.
Le serate sono organizzate da COMEDIANS e una quota dell’incasso sarà devoluta alla Fondazione De Marchi ONLUS, si può prenotare direttamente per telefono al numero: 02.83.66.04.29.
PREZZO DEL BIGLIETTO 40€
Adattamento in due atti e regia di Enzo Rapisarda
Scritta tra luglio e ottobre 1929, “Come tu mi vuoi” è l’unica commedia di Pirandello ambientata in parte all’estero. Il primo atto si svolge, infatti, a Berlino – dove in quei mesi viveva il drammaturgo agrigentino – in cui furoreggiava il cabaret con le sue satire e le sue atmosfere particolari. Luigi Pirandello scrisse questo dramma per Marta Abba e fu un grande successo fin dal debutto di Milano il 18 febbraio 1930 al Teatro dei Filodrammatici. Nel 1932 ne fu tratto un film (As you desire me) interpretato da Greta Garbo, per la regia di George Fitzmaurice. Fu tradotta e rappresentata con successo all’estero anche con una memorabile regia di Erwin Piscator. Recentemente il regista Hugh Whitemore ne ha curato una nuova versione con grande successo nei teatri londinesi grazie anche ai protagonisti: l’affascinante Kristin Scott Thomas e Bob Hoskins.
TRAMA
La commedia sembra rifarsi sotto certi aspetti ad una vicenda che fece grande scalpore nei giornali dell’epoca e che appassionò per lungo tempo anche l’opinione pubblica: si tratta del caso Bruneri-Canella ovvero la storia dello “Smemorato di Collegno”. Pirandello negò sempre di essersi ispirato a tale vicenda giudiziaria e sostenne sempre che era invece la realtà che prendeva spunto dalla sua opera. Il tema è ricorrente negli scritti pirandelliani e si riconduce alla impossibilità di conoscere, al di fuori delle convenzioni legali, la vera identità di una persona e in senso più ampio la realtà. Infatti Pirandello va oltre la semplice incertezza sull’identità di un individuo (tema del clamoroso caso Bruneri-Canella), ma in ossequio alla sua filosofia, approfondisce l’incertezza dell’identità che ogni persona tenta di cercare e trovare in se stessa, come il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e centomila”.
Il dramma si apre a Berlino, città che all’epoca viveva un profondo fermento culturale ma anche di trasgressione, nella casa di uno scrittore tedesco, Carl Salter, separatosi dalla moglie per vivere con una affascinante enigmatica artista di cabaret del cui passato si sa poco o nulla. Nella casa vive anche la figlia di lui, Greta detta Mop, che, mandata dalla madre per convincere il padre a tornare, viene conquistata dal fascino ambiguo dell’Ignota (così viene chiamata la protagonista) ed entra in conflitto col padre per goderne i favori sessuali. L’Ignota vive una vita mondana di femme fatale tra spettacoli in locali equivoci, compagnie maschili con cui si intrattiene scatenando la gelosia di Salter. Una sera l’Ignota incontra un certo Boffi, un personaggio strano che la segue da tempo, e che le rivela di aver riconosciuto in lei la signora Lucia Pieri, veneta, scomparsa circa dieci anni prima, dopo essere stata violentata, durante la prima guerra mondiale, quando la sua villa venne occupata dalle truppe austriache in ritirata e poi distrutta. Il marito, Bruno, che al tempo era al fronte, non ha mai smesso di cercarla, mentre tutti, anche i parenti più stretti erano convinti della sua morte. Seguendo la narrazione di Boffi del suo reale o presunto passato, l’Ignota avvia un processo di autocoscienza che, dietro la maschera da donna fatale nell’inconsistenza del suo presente, sembra far apparire il volto di un’anima pura che prova disgusto per la vita depravata che conduce. Ella decide quindi di fuggire dalla “pazzia” di una metropoli infernale per fuggire anche da se stessa e segue Bruno nella speranza di una “rinascita”: un “corpo senza un nome in attesa che qualcuno se lo prenda” per immettervi un’altra vita. Quattro mesi dopo, nella villa Pieri, l’Ignota si accinge ad incontrare i familiari di Cia per il riconoscimento ufficiale e conseguente annullamento della dichiarazione di morte. Ma durante il colloquio si insinua nella protagonista il sospetto di una simulazione interessata di Bruno tendente ad ottenere la villa e le terre che, con la dichiarazione di morte, inevitabilmente andrebbero alla sorella di Cia. Intanto arriva alla villa Salter che reca con sé una demente, sostenendo di avere le prove che ella è la vera Cia. A questo punto l’Ignota, tra tante finzioni, dubbi e sospetti, rivendica la verità della propria finzione “estro di vendetta contro la propria sorte”, determinato da una forma di pazzia diversa da quella della demente, ma similmente originata dagli strazi della vita. In un momento che pare di suprema confessione, quando ella risveglia un commovente e intimo ricordo con la sorella, la finzione tocca il culmine scenico di verità. Subito dopo l’Ignota però con un capovolgimento scenico insinua in ognuno dei presenti il dubbio dimostrandone successivamente la tesi opposta, affermando l’inutilità di una ricerca di verità affidata ai fatti tangibili, alle prove schiaccianti, ai documenti ufficiali e, nel naufragio del suo sogno di purezza e di rinascita, affida il suo dramma ad una risoluzione finale tra lo stupore e la perplessità dei presenti.
Come tu mi vuoi riprende molti temi presenti nell’opera pirandelliana tra cui quello della dimensione metateatrale. Il personaggio dell’Ignota, corrispettivo femminile dell’innominato mascherato dell’Enrico IV, si carica di tutte le problematiche presenti in Pirandello: l’identità, lo sdoppiamento di coscienza, l’impossibilità di una conoscenza oggettiva, la follia, l’illusione. Ella è “un corpo senza nome in attesa che qualcuno se lo prenda” e le dia un senso. “Essere è niente! Essere è farsi” grida in faccia a Bruno per ribadire che l’essere è un continuo divenire, un mutamento senza fine, un eterno avvicendarsi di personalità cangianti. r.v.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
L’IGNOTA – Rita Vivaldi CARL SALTER – Enzo Rapisarda
GRETA (detta MOP) – Anna Rapisarda BOFFI – Paolo Castellani
ZIO SALESIO – Alberto Latta BRUNO PIERI – Domenico Veraldi
INES MASPERI – Serena Filippini SILVIO MASPERI – Michele Bottaro
UN INFERMIERE – Vincent Gaio LA DEMENTE – Germana Parizzi
Scenografie e Costumi: Laboratorio NCT Verona – Acconciature a cura di Moreno Pasqualin Fotografo di scena: Michele Albrigo – Direzione luci e audio: Marin Bulmez
Regia di Enzo Rapisarda
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